Stai pensando di partecipare ad un talent show? Vuoi sapere se una trasmissione televisiva aiuterà la tua musica e la band?
Una volta (e anche oggi) il talento musicale iniziava piano. I giovani musicisti avevamo il primo impatto con la musica attraverso le feste di paese, il vicino di casa che suonava una fisarmonica o grazie alle bande musicali che sono state la vera scuola per molti musicisti italiani.
Leggi ad esempio dell’apprendistato di Paolo Fresu nel suo libro “Musica dentro”.
Qui una sua video intervista:
La gavetta che descrive Paolo Fresu è in realtà la storia della maggior parte degli strumentisti italiani che, coltivando la loro passione con disciplina e costanza, sono diventati bravi musicisti.
Ma veniamo all’era della TV. A mio avviso un’enorme rivoluzione culturale in ambito musicale in Italia c’è stata con lo sbarco di MTV in Italia.
MTV con il suo successo ha fatto conoscere una cultura musicale, per lo più anglosassone, alle nuove generazioni di musicisti italiani. Non più la banda di paese; ormai si andava a scuola guardando la TV o per lo meno era quella la musica da imitare.
MTV ha fatto conoscere una nuova cultura musicale ma ha quasi annientato i valori, altrettanto belli, della nostra musica tradizionale.
Ora, da una costola di questo successo, la nuova frontiera è diventata il talent show musicale.
Il successo televisivo dei talent show ha convinto una marea di musicisti che oggi basta andare in TV per fare a meno dello studio e della gavetta.
In fondo, il messaggio chiave di queste trasmissioni è che non sono preparazione e impegno a fare la differenza, basta avere l’X factor, il talento innato.
Peccato che, salvo le eccezioni che confermano la regola, la stragrande maggioranza di questi partecipanti non hanno né il fattore “X”, né l’”Y” e neanche lo “Z”; hanno solo l’illusione di essere degli artisti nati, illusione che spesso si scontra violentemente con la realtà e che li getta in uno stupito sconforto.
Andrea Giuliodori, Effetto Dunning-Kruger: cos’è e perché potresti esserne vittima, 11 novembre 2018.
Vuotezza di contenuti, vacuità allo stato puro, assenza di messaggi sono i fini che persegue la diabolica industria del talent, fagocitando sogni (quelli dei giovani usa e getta) e orizzonti mentali (quelli del pubblico che inconsapevolmente si nutre di vuoto versato nel nulla).
A far propria la denuncia contro i talent è anche Raf, che in una recente intervista concessa al Messaggero.it dichiara: “Nei talent è il criterio ad essere sbagliato: si premia solo il bravo interprete, il talento di chi ha una bella voce, ma questo è solo un aspetto dell’essere un bravo artista. C’è anche altro”, molto altro, diremmo noi.
A mancare completamente è infatti il concetto di autorialità, concetto che porta con sé e sposa in pieno l’esercizio del pensiero critico: non esiste autore al mondo incapace di esercitare coscientemente il proprio pensiero, ma questo, evidentemente, non va più bene.
Continua a leggere qui: Fabrizio Basciano, I talent show stanno distruggendo la musica italiana, ma possiamo fermarli, 9 agosto 2016.
Hanno avuto il pregio di portare la musica in TV in prima serata, è come avere un nuovo carosello che riunisce la famiglia.
Queste sono macchine veloci e complesse che hanno insegnato tanto ai ragazzi, infatti molti di loro cantano benissimo e hanno già accumulato una notevole esperienza.
Dall’altro lato mi auguro che il nostro esempio, una storia giovane iniziata otto anni fa, sia un’altra strada da tenere a mente.
Dalla cantina agli stadi, è possibile ancora oggi e a chi mi dice che i talent oggi sono l’unica strada rispondo che non è vero: la nostra storia lo insegna.
L’articolo completo qui: Barbara Tomasino, Intervista a Giuliano Sangiorgi, cantante dei Negramaro: “Anche la musica è un atto politico”, 25 settembre 2013.
Quindi:
Davide Maistrello, L’ANALISI: AMICI DI MARIA DE FILIPPI… Uno Su Mille Ce La Fa?, 11 dicembre 2017.
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